I tradizionali biglietti da visita sono cartoncini di piccole dimensioni, che stanno nel taschino della giacca o nel portafogli, una delle forme più usate, da decenni, di comunicazione diretta delle essenziali informazioni che spiegano il ruolo o la professione dei soggetti che li detengono e distribuiscono, compresi i riferimenti per essere ricontattati.
Hanno forma tradizionalmente rettangolare, con la base maggiore dell’altezza, ma non è sempre così, raramente quadrati.
Essendo prodotti “personalizzati”, devono essere in qualche modo originali, incuriosire, farsi notare quando si trovano insieme a tanti altri, devono subito “balzare all’occhio”, in ogni occasione.
Il cartoncino deve essere rigido quanto basta, perché gli spigoli devono resistere alle frequenti sollecitazioni; gli spigoli danneggiati, ripiegati, lo rendono sgradito, quindi la sua capacità di comunicazione irreparabilmente danneggiata.
Spesso si usano cartoncini di colori diversi, superfici diversamente lavorate, più o meno flessibili. Sempre più arricchiti di stampe con inchiostri a rilievo, lucidi, metallici, con impressioni in argento o in oro, con effetti speciali. Sempre più impiegano i materiali utilizzati negli specifici settori: tessuti, plastiche, metalli, fibre vegetali, filati misti.
I 269 (ma erano molti di più, maldestramente da me eliminati nel tempo per la cessazione dell’attività di molte aziende) biglietti da visita della raccolta, occasionale, coprono i quasi cinquant’anni della mia vita professionale.