Sono piccole, simpatiche, colorate, spesso divertenti, qualcuna un po’ spenta dal punto di vista grafico, cartoline in miniatura, personalizzate, curiose, graziose, molto femminili, spesso con immagini diverse su i due lati, quadrate, triangolari, esagonali (vogliono farsi notare), rettangolari con base minore dell’altezza (il più delle volte) o con base maggiore dell’altezza (meno frequente), a forma di sigaretta saldata agli estremi, in carta o materiale plastico, carta bianca sottile (per zucchero bianco raffinato) o carta “rustica”, rumorosa, color avana per lo zucchero di canna e per un’armonia cromatica tra contenuto e contenitore, importante imballaggio che deve garantire la tenuta e la conservazione nel tempo, imballo sicuro anche dopo l’impiego parziale del contenuto (deve “tenere la piega” della metà vuota ripiegata più volte su sé stessa), facile da imballare e trasferire insieme alle sue sorelle, facile da inserire nel contenitore sui banconi e tavoli dei bar.
Questa raccolta è anche frutto di regolari donazioni di amici negli ultimi quarant’anni: tutti sanno che di ritorno da dove sono stati in vacanza dovranno portarmi le bustine incontrate nei bar locali. Non solo: quando non resisto alla voglia di bermi un cappuccino, prendo al bar due bustine di zucchero: una per addolcire la bevanda e una seconda, che nascostamente faccio scivolare in tasca, per arricchire la raccolta.
Non mi risulta che per un furto premeditato di questa entità esistano oggi leggi che puniscano, anche se lievemente, questo mio “artistico” comportamento.
Dimenticavo: le bustine di dolcificante non fanno parte della raccolta; sono fuori target.
I numeri: 1.154 bustine rettangolari o quadrate, 159 a forma di sigaretta schiacciata, 20 con forme di fantasia (cuore, onda, piramide), 27 zollette (non sono bustine, ma parenti stretti).